28 giugno 2010
Paradisi fiscali. Attenzione, lavori in corso
Il G20 di Londra del 2 aprile 2009 ha rilanciato la lotta della comunità internazionale ai “paradisi fiscali“, i quali hanno tempestivamente intrapreso il cammino verso l’implementazione degli standards di trasparenza in materia fiscale, mediante la conclusione di accordi specifici sullo scambio di informazioni (Tax Information Exchange Agreements – TIEA – o art. 26 del Modello OCSE). Proprio nell’imminenza del Summit, l’impatto dei paradisi fiscali e finanziari (definiti dall’OCSE “il lato oscuro dell’economia internazionale“) sulle casse degli Stati a fiscalità avanzata è stato riconosciuto non più tollerabile in tempo di crisi economica mondiale. Rimossi i persistenti unilateralismi, è apparsa così necessaria un’azione multilaterale di contrasto al fine di pervenire ad una simbiosi regolata con i paradisi, fondamento per una (indispensabile) concorrenza leale.
I 4 Paesi ancora black list secondo il Progress Report OCSE (originario) del 2 aprile 2009 (Filippine, Uruguay, Costa Rica, Malesia) sono stati inseriti nella grey list dal Progress Report immediatamente successivo. Sono 28 i Paesi che, originariamente grey list, sono ora inclusi nella lista delle giurisdizioni che hanno sostanzialmente implementato i suindicati standards di trasparenza (white list). Trattasi, tra gli altri, di Bahamas, Bermuda, Isole Cayman, Monaco, San Marino, Liechtenstein. Il Progress Report del 2 aprile 2009 è stato seguito da circa n. 60 Progress Reports. Secondo l’ultimo – del 21 giugno 2010 – i Paesi white list sono ben 74; alla data del 2 aprile 2009, le giurisdizioni white list erano invece soltanto 40.
Altrettanto significativo è il trend che, nel corso dell’ultimo anno, si è registrato sul versante della conclusione degli accordi specifici sullo scambio di informazioni. Sono, infatti, circa 450 gli accordi che, dal 2 aprile 2009 al 3 giugno 2010, sono stati sottoscritti dalle giurisdizioni originariamente grey list. In tale contesto si segnala la sottoscrizione, da parte di ben 15 Paesi, del Protocollo di modifica della Convenzione sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale, il quale è stato adottato dall’OCSE e dal Consiglio d’Europa il 31 marzo 2010. Tra gli Stati firmatari in data 27 maggio 2010 figurano Italia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Norvegia, Svezia.
Nei primi mesi del 2010 è iniziata l’attività di verifica dell’OCSE sull’effettiva attuazione degli obblighi assunti con la sottoscrizione degli accordi sullo scambio di informazioni (cd. peer review process). Il peer review, che si svolge in due fasi, è stato promosso nel settembre 2009 dal Global Forum on Transparency and Exchange of Information for Tax Purposes, il quale comprende 91 giurisdizioni (membri del G20, Stati membri dell’OCSE e tutte le giurisdizioni offshore). Tutti gli Stati, membri e non-membri OCSE, saranno oggetto di verifica. L’Italia, unitamente a Francia, Isola di Man, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Giappone e Regno Unito, sarà sottoposta a verifica nel secondo semestre del 2010. Tra gli ultimi Paesi oggetto di peer review si segnalano Belize, Cook Islands, Antille Olandesi, Nauru, Niue, Aruba, Dominica, Portogallo e Ungheria, con riferimento ai quali il processo dovrebbe concludersi nel 2014.
I progressi in materia di cooperazione fiscale hanno costituito oggetto di dibattito all’International Tax Conference dell’OCSE – tenutasi a Washington D.C. il 7 e 8 giugno 2010 – in occasione della quale è stata sottolineata la necessità di una azione coordinata a livello multilaterale.
© Piergiorgio Valente